Tre lettere, un articolo determinativo in inglese, precedono il cognome di uno dei più importanti scrittori di tutti i tempi, Alessandro Manzoni.
Ed è proprio qui, nell’omonima via che rende omaggio al poeta, nel cuore di una Milano in accelerata propulsiva, che nel 2019 apre le porte il ristorante The Manzoni .
Le due anime del The Manzoni, si fondono nel suo nome dove creatività, bellezza e poesia dialogano cavalcando il tempo e disegnando caleidoscopiche tendenze.
A 90 mt dal Teatro alla Scala, tra Piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele, il famoso designer londinese Tom Dixon firma gli arredi e lo stile del ristorante che diventa show room, negozio ed hub.
A firmare invece la proposta gastronomica è lo chef Giuseppe Daniele, allievo di Antonio Giuda, Luigi Taglienti e Niko Romito, che nel 2022 entra nella cucina del The Manzoni e insieme alla sua squadra crea la carta identitaria del ristorante.
La cucina di The Manzoni è una cucina di forza.
Il coraggio e la limpida timidezza dello chef e della brigata, celano una determinazione strutturata e decisa che si legge tra le righe dei piatti proposti.
“Non è necessario esagerare. Semplicità e pulizia”. Così suggeriva Niko Romito allo chef Daniele, insegnamento indispensabile se si vuole fare questo mestiere con un certo passo. “Sulla semplicità non bisogna risparmiare. È fondamentale, ci deve sempre essere nella giusta quantità e usata con
raziocinio. Poi arriva tutto il resto. È grazie a questo ingrediente, prosegue lo chef Daniele, che si va all’essenza del pensiero, delle materie e dei gusti. L’essere essenziale è una forza comunicativa incisiva. Sarò sempre grato agli chef Guida, Taglienti e Romito per avermi insegnato il mestiere più difficile, quello di essere prima un uomo e solo dopo un cuoco.”
“Il menu del The Manzoni è un menu che esercita l’attenzione dei commensali, anche i più distratti.” Spiega Laura Gobbi, esperta di comunicazione e firma di importanti progetti in ambito ristorativo. “Gli stimoli esterni, il design, le luci, gli arredi sono talmente seducenti e avvolgenti che facilmente ci si perde. La prepotente voce dei piatti riporta il gusto, la memoria e l’olfatto a concentrarsi sulle proposte . I l cromatismo preciso e armonico ammalia. Ogni portata prende per l’angolo della giacca e riporta col naso sul piatto. La cucina dello chef esercita una forza gravitazionale sui sensi.” Dixon ipnotizza con i lampadari che girano, lo chef Daniele con la sua forza magnetica conduce, con energia, a esplorare le sue creazioni.
Tra tutti, si impongono gli gnocchi di patate con clorofilla di spinaci su una base di crema di cavolfiore e una spolverata di liquerizia. Dolcezza e delicatezza che dapprima colpiscono, poi disorientano infine, attraggono.
Le forme armoniose di Burst, il lampadario di Dixon , se la contendono con la triglia dello chef Daniele e del sous chef Fiorino che osan do, restitu iscono una triglia che guadagna il podio. “La triglia è un pesce che non si alleva. Trovarla, soprattutto della stessa pezzatura, è stata una ricerca importante anche di selezione dei fornitori.” Spiega lo chef Gabriele Fiorino: “Abbiamo pensato di servirla su una crema di pane di recupero inacidita e adagiata su uno strato di cime di rapa. Ci vuole pazienza e meticolosità nella sua preparazione. La triglia rimane intatta perché pulita internamente e non privata della coda per mantenerla in equilibrio nel piatto”.
A consolidare e chiudere il percorso proposto, cioccolato e lampone, un dessert confortevole e di atterraggio del pastry chef Halit Gajda che riporta al palato il lavoro incessante di stimolo e di gioco della cucina.
Lo chef Giuseppe Daniele si fa portavoce di tutta la brigata. “Non sono da solo, in cucina c’è un gruppo affiatato che già aveva lavorato insieme. Siamo tutti molto giovani ma con esperienze importanti alle spalle. Quando la proprietà mi ha chiamato e offerto questa possibilità, sapevo chi volevo al mio fianco. Ed eccoci qui.”
Non colleghi, non collaboratori ma amici, qui la differenza. Diversi ma determinati e concentrati sul centrare l’obiettivo. Giuseppe Daniele, Gabriele Fiorino e Halit Gajda si incontrano nelle cucine di grandi chef, qui si formano, crescono e saldano un legame fraterno tra di loro. Non c’è un one man show ma un lavoro di gruppo, dove la definizione dei compiti è ben precisa, dove lo scambio e il confronto continuano a gettare fondamenta.Peppe, Gabriele e Halit sono il cuore del ristorante The Manzoni, accompagnati in questa avventura dal general manager Paolo Quadrini, dal direttore di sala Franco Cozzo, da Gabriel Albuquerque il sommelier e dal barman Ralf Fortuna.
Inutile negarlo, hanno ambizioni, come è giusto che sia, ma sussurrano con discreta fierezza di voler: “ semplicemente far conoscere la nostra cucina, vogliamo che i nostri ospiti possano capire chi siamo attraverso i nostri piatti.”
Giovani sì ma di talento. Lavorare a testa bassa, insegnato loro dai grandi maestri, è stato assorbito e introiettato. A tratti schivi, acquistano forza e sicurezza nella trasformazione delle materie e nelle proposte. La voglia di fare, di sperimentare e di crescere si palpa, si accoglie e spontaneamente si sostiene. Coinvolgenti con i loro franchi sorrisi, fanno leva sulle proprie gambe per spingere fuori, in un gesto atletico, tutta la loro potenza di sale e di cucina, perché, come suggerisce il poeta: “Dalla meta mai non toglier gli occhi”. Manzoni
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