“Viaggio nell’Oncologia Contemporanea” la rivoluzione del linguaggio quando si parla di tumore

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Quasi due malati oncologici su tre (il 59% fra gli uomini, il 65% fra le donne) sopravvivono dopo cinque anni dalla diagnosi. La mortalità è calata dell’8-10% negli ultimi sei anni. Il tumore è sempre più una malattia per cui si può guardare anche alla terapia e alla guarigione.

È giunto il momento, quindi, di adeguare il linguaggio adottato quando si tratta di tumore, liberandolo dai tabù e dalle metafore figlie del passato: partendo dalle parole utilizzate, eliminando i termini militari spesso abusati, modificando l’atteggiamento linguistico, le forme di comunicazione pubblica, a volte anche i rapporti fra medico e paziente e tra gli stessi sanitari.

Una sfida che guarda al futuro ma si basa su numeri concreti e sull’esperienza pratica di oncologi, specialisti, studiosi ed esperti della comunicazione, è quella di “Viaggio nell’Oncologia Contemporanea – Un’altra meta è possibile” (Mimesis Editore).

Un libro, curato dal dottor Mario Nejrotti, che raccoglie il contributo di diversi autori, e fa parte di un progetto più ampio – portato avanti da Fondazione Ricerca Molinette e Ordine dei Medici di Torino – con l’ambizione di favorire una piccola rivoluzione culturale nell’ambito della nostra sanità, che è poi una rivoluzione di pensiero: non più cancro ma neoplasia, non più Oncologia solo come terapia per le diagnosi infauste ma come specialità della medicina, in grado di curare e dare possibilità di futuro.

In sostanza, l’obiettivo è riuscire ad adeguare alla realtà di oggi il linguaggio utilizzato. Sia nel dibattito pubblico, da parte di tutti gli attori in gioco, sia nel rapporto fra sanitari e paziente.

Il viaggio va dal racconto in prima persona di un paziente e del suo punto di vista, ai progressi recenti permessi dai farmaci e da nuovi strumenti di cura, passando per il Covid e le sue ricadute in ambito oncologico. Con un ampio spazio alla riflessione e alle criticità generate da una comunicazione ancora in molti casi insufficiente e obsoleta o non così centrata sulle necessità del malato.

Una narrazione all’interno della quale si scoprono punti fermi su cui costruire. Come l’importanza di definire in modo sempre più accurato il ruolo della comunicazione dei medici nei confronti dei pazienti, che deve essere attenta al malato più che alla malattia ed essere considerata parte integrante del processo di cura, sia per la modalità che per il tempo dedicato.

Al centro del libro ci sono innanzitutto i delicati passaggi procedurali, ad esempio nella consegna del referto radiologico: un momento molto difficile che necessita di vicinanza e che rende cruciale la mediazione del radiologo e la valutazione congiunta tra specialista e medico curante.

“Con questo progetto vogliamo contribuire ad arricchire la riflessione in corso sul significato della parola cancro – chiarisce Libero Ciuffreda, direttore Oncologia Medica 1 presso il Coes (Centro Oncologico Ematologico Subalpino) della Città della Salute e membro CdA di Fondazione Ricerca Molinette -. Riteniamo che, anche grazie ai dati sul progressivo incremento della sopravvivenza dei pazienti oncologici e del miglioramento della loro qualità di vita, oggi si imponga una rivoluzione culturale e del linguaggio di cui vogliamo esser protagonisti. L’obiettivo del progetto è depotenziare la parola cancro e dissociare la diagnosi e la cura delle patologie neoplastiche, da immagini, metafore e significati terrorizzanti, sempre più lontani dalla moderna medicina oncologica”.

“La relazione tra medico e paziente è una componente fondamentale del processo assistenziale e per questo da tempo come Ordine ci battiamo perché sia concesso ai medici di avere più tempo a disposizione da dedicare per sviluppare e approfondire questo rapporto – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido Giustetto -. A maggior ragione si tratta di un aspetto cruciale in oncologia, uno di quei campi in cui in passato poteva accadere che il medico nemmeno rendesse partecipe il malato della diagnosi, pratica per altro oggi vietata dal codice deontologico. Crediamo invece che proprio l’attenzione alla comunicazione sia essenziale per fortificare quell’alleanza di cura che contribuisce a migliorare la qualità delle terapie e della vita stessa del paziente”.

“Viaggio nell’Oncologia Contemporanea” sarà presentato martedì 22 marzo, alle ore 17, presso la sede dell’Ordine dei Medici – Villa Raby, in corso Francia 8 a Torino. I fondi raccolti attraverso la pubblicazione saranno destinati alla ricerca scientifica contro il cancro e le malattie dell’invecchiamento presso la Città della Salute e della Scienza, contribuendo a creare nuove borse di studio per giovani ricercatori e ad acquistare attrezzature e materiale per i laboratori.

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